Il breve tempo di uno scatto: Francesca Woodman

La lettera su “Space” scritta da Francesca Woodman ha molto da raccontarci sulla sua concezione artistica, ma la forma della sua scrittura, di lei dice praticamente tutto.

La grafia è molto piccola e si muove nello spazio del foglio con invadenza ed ariosità: una contraddizione apparente che rivela l’intima essenza della fotografa.

Un “io” fragile, introverso, celato e sfuggente, che ricerca continue conferme aggrappandosi ad un pensiero concentrato e profondo: sembra dire “non credo in me e quindi sono tesa nella ricerca di qualcuno o qualcosa in cui credere”. Da qui, l’esigenza di spaziare, senza mai confondersi; il desiderio di perlustrare il visibile ripiegandosi su se stessa perché l’universo delle idee appare come l’unico veicolo saldo al quale affidarsi. E ancora, capacità di comunicare con chiarezza ed essenzialità, scandagliando la realtà mediante un linguaggio scarno, diretto, che trafigge.

La logica è analitica e denota un’inclinazione alla selettività, alla scomposizione, al gusto quasi ossessivo per i dettagli. Sul piano delle relazioni interpersonali, invece, si traduce in un rigoroso proposito di non mescolarsi con una socialità indistinta, ma di scegliere con attenzione e cautela i pochissimi ‘eletti’ dei quali contornarsi. La selezione è serrata perché altrettanto serrata è la capacità critica ed autocritica sottesa ad un esasperato senso di inadeguatezza ben mascherata.

La tenuta del rigo è vacillante, a volte sale, ma spesso discende fino a tramutarsi, a fondo pagina, in un accenno di rigo “a cascata”: all’incertezza del procedere cede il posto una noncuranza degli argini che alimenta l’impellenza a straripare. Tutto ciò esprime un disagio interiore che, se per un verso si esplica attraverso la canalizzazione creativa, dall’altro stimola tormenti, instabilità umorale e tendenze depressive.

La grafia alterna momenti tensivi e di stasi ad altri in cui si proietta verso destra, cioè verso il futuro e verso gli altri: ciò indica, in positivo, una sperimentazione artistica incessante, ma di contro un’inflessibilità ed una resistenza nell’adattamento a persone e situazioni tale da non venire scalfita neppure quando lo slancio alla richiesta di affetto ed approvazione si fa più presente.

L’autocontrollo fa da scudo ad un’emotività di difficile gestione e ad un’aggressività trattenuta.

Caparbietà ed incisività infondono l’energia per concretizzare il pensiero in un’azione che non è mai impulsiva, ma perennemente ragionata e soppesata sin nei più piccoli particolari.

Le ‘s’ sprofondano nella zona degli istinti a cercare qualcosa che non trovano, mentre le ‘f’ ad inizio parola si sporgono come un amo al di sopra della lettera successiva quasi in una visione dall’alto, distaccata da ciò che osservano, ma in attesa che qualcosa ‘abbocchi’.

Inserti di stampatello maiuscolo all’interno di una grafia in script suggeriscono un estro creativo potente ed in grado di rompere gli schemi proprio nello stesso istante in cui un’affettività irrisolta si mette a nudo di fronte allo spettatore.

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